martedì 31 agosto 2010

LAVORO. Donne, migranti e colte, il profilo Censis delle badanti italiane

(ROMA) Il lavoro domestico si rivela estremamente pericoloso: nonostante l’apparente senso di sicurezza trasmesso dall’ambiente casalingo, si cela una molteplicità di rischi, grandi e piccoli, soprattutto considerando il carattere fondamentalmente irregolare dei collaboratori domestici. Sono alcuni dei risultati frutto della ricerca “Dare casa alla sicurezza. Rischi e prevenzione per i lavoratori domestici” , realizzata dal Censis con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e presentata ieri 13 luglio a Roma, presso il Cnel, da Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis, e discussa, tra gli altri, dal Presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, il Presidente del Censis Giuseppe De Rita e il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Pasquale Viespoli. Sono 1,5 milioni le colf e badanti presenti nelle case degli italiani. 2 milioni e 412 mila famiglie italiane ricorrono ai servizi di collaboratori domestici (una su dieci), con un incremento del 42% rispetto al 2001. Figura sempre più centrale del tessuto sociale del nostro Paese, spina dorsale del welfare «fai da te» e sostegno indispensabile per una popolazione che invecchia, ma anche componente sempre più integrata del nucleo familiare, il collaboratore domestico costituisce ormai una presenza stabile in moltissime case italiane. Donna, giovane e immigrata: questo è il profilo del collaboratore domestico che emerge dall’indagine del Censis. In prevalenza, infatti, si tratta di donne e stranieri provenienti dall’Europa dell’Est: Romania, Ucraina, Polonia e Moldavia. Numerosi sono anche i filippini. Più della metà di colf e badanti straniere ha meno di 40 anni ed ha un livello di istruzione mediamente più elevato delle colleghe italiane: il 37,6% possiede un diploma di scuola superiore e il 6,8% una laurea, contro rispettivamente il 23,2% e il 2,5% dei collaboratori domestici italiani. La maggioranza lavora per una sola famiglia, mentre il 44,6% è «pluricommittente», ossia lavora per due, tre, quattro e più famiglie. Il 26,5% alloggia presso la famiglia per cui lavora. In media, l’anzianità di servizio si aggira attorno ai 7 anni. La paga mensile media ammonta a 900 euro netti, con la maggioranza che guadagna meno di 1.000 euro netti al mese e una fetta consistente di collaboratori domestici la cui retribuzione sale oltre i 1.000 euro.

“Dall’indagine – ha detto Giuseppe Roma, direttore del Censis, illustrando lo studio – emerge un dato rilevante dal punto di vista dell’occupazione femminile nel nostro Paese: senza la componente di colf e badanti, infatti, le donne al lavoro nel nostro paese scenderebbe dal 47% al 40%; e ci sarebbero effetti anche sui tassi di occupazione giovanile”. Roma ha continuato sottolineando come il settore dei collaboratori domestici sia in gran parte “sommerso”: “C’è molto lavoro irregolare: il 40% dei lavoratori che operano nel settore è irregolare, e questa percentuale sale in alcune zone del Paese come il Sud e il Nord-Est, mentre scende al Nord”. L’irregolarità contrattuale rappresenta, infatti, una condizione diffusa per più del 60% del campione: tra di essi, gli italiani rappresentano più della metà, mentre gli stranieri accettano lavori in nero solo nel 30% dei casi, in quanto interessati ad avere un contratto per ottenere il permesso di soggiorno. La sperequazione geografica, anche nel campo dell’irregolarità, rappresenta un elemento molto importante: al Sud il tasso di irregolari raggiunge il picco del 72,7%. In termini di evasione contributiva, quasi 6 ore di lavoro su 10 risultano prive di qualsiasi forma di copertura previdenziale, al di fuori del quadro di regole, tutele e garanzie previste dalla legge. Oltre ad essere prevalentemente sommerso, il lavoro domestico si contraddistingue per un elevato tasso di incidenti: se il quadro dipinto dalle statistiche ufficiali registra nel 2008 poco più di 3.500 infortuni riguardanti il personale, di cui 2 mortali, l’indagine del Censis rivela una situazione molto più preoccupante. Il 44% dei lavoratori intervistati dichiara di aver avuto almeno un incidente sul lavoro nell’ultimo anno, con tassi molto elevati soprattutto tra gli stranieri. Gli incidenti, che sono per lo più bruciature, scivolate, cadute dalle scale, ferite provocate dall’utilizzo di coltelli, strappi, contusioni e intossicazioni, provocano spesso conseguenze fisiche per il lavoratore, più o meno gravi, ma spesso non vengono alla luce. Si riscontra un basso livello di consapevolezza riguardante i rischi del mestiere e le sue potenziali conseguenze sulla salute, come confermato dal fatto che le principali cause degli incidenti sono la disattenzione di colf e badanti, l’imperizia o i comportamenti azzardati, la mancata o cattiva manutenzione di oggetti e impianti. Se la casualità resta un fattore importante nella casistica, i fattori endogeni rimangono quindi la causa più comune degli incidenti.

Per quanto riguarda la prevenzione dagli infortuni, dall’indagine emerge non solo l’assenza di una strategia globale di prevenzione, ma anche una comunicazione piuttosto lacunosa tra collaboratori e famiglie e la scarsa consapevolezza da parte di entrambi dei fattori presenti sul lavoro. Una buona percentuale di collaboratori domestici non si preoccupa della propria sicurezza, preferendo soluzioni “fai da te”, dettate nella metà dei casi dall’esperienza.

(Delt@ Anno VIII, n. 151 del 14 luglio 2010) Elisa Strozzi

Il 4 settembre 2010 manifestazione a Roma davanti all'Ambasciata francese per dire no alla persecuzione dei Rom

Roma, 28 agosto 2010.

Torna a riunirsi il Coordinamento anti-discriminazione con la mobilitazione di tutti gli antirazzisti accanto ai rappresentanti della comunità Rom e Sinti per la manifestazione del 4 settembre 2010 alle ore 14,30 a Roma, in Piazza Farnese davanti all’Ambasciata francese, per dire no a razzismo e discriminazione; no agli sgomberi senza alternative di alloggio; no alla trasformazione di Rom e Sinti in capri espiatori per fini politici; no alle nuove forme di deportazione; no all'uso improprio o illecito degli ingenti fondi Ue stanziati per l'integrazione di Rom e Sinti. Il Ministro Maroni con un'intervista al Corriere della Sera ha ufficialmente aperto la campagna elettorale della Lega Nord, che verterà ancora una volta su un concetto strumentale di sicurezza, al cui centro non vi sarà la lotta alle mafie e alla corruzione, ma la solita campagna contro Rom e Sinti. Il Corriere della Sera ha intervistato il Ministro senza concedere a Rom e Sinti il legittimo diritto di replica. I media usano l'informazione per fini di propaganda e a senso unico. Le deportazioni, le intimidazioni, la caccia al Rom in Francia suscita il nostro sdegno, come uomini prima ancora che come cittadini italiani, europei e del mondo. Dopo il Vaticano e la Commissione europea, anche le Nazioni Unite hanno stigmatizzato le politiche contro i Rom in Francia, eppure i piani di pulizia etnica non sembrano fermarsi. I Rom e Sinti hanno pagato un prezzo altissimo durante la Seconda guerra Mondiale, con oltre 500 mila vittime della persecuzione razziale messa in atto dai nazifascisti, senza che questa immane tragedia si sia fissata come un monito nella memoria collettiva. Al contrario, pregiudizi e informazioni distorte continuano a gettare fango sul solo popolo che non ha mai fatto guerra a nessuno. Sarkozy e Maroni si accaniscono contro bambini, donne e vecchi che non possono difendersi.

I Rom e Sinti ricevono spazio solo quali protagonisti negativi della cronaca, mentre l'eroismo di famiglie emarginate che ogni giorno sopravvivono fra mille difficoltà e gli eventi culturali che vedono i Rom offrire un contributo preziosa alla civiltà europea e mondiale sono oscurati. La società civile deve essere informata e deve reagire. Centinaia di persone Rom e non, difensori dei diritti umani, intellettuali, professionisti, studenti hanno già aderito alla manifestazione e le adesioni continuano a raggiungere gli organizzatori. Lo stesso 4 settembre a Parigi, su iniziativa delle organizzazioni per i diritti di Rom e Sinti, si terrà una grande manifestazione di piazza contro le politiche antizigane condotte dal presidente Sarkozy e dal governo francese.