domenica 23 maggio 2010

Permesso di soggiorno a punti: approvata l'ultima follia xenofoba




Milano, 21 maggio 2010. E' stato approvato al Consiglio dei Ministri il “permesso di soggiorno a punti”.


Con i “punti” da assegnare e togliere agli immigrati, come facevano alcuni negrieri con gli schiavi delle piantagioni di cotone, l'Italia tocca il fondo della xenofobia. La scusa per emanare tale aborto è stata: “E' uno strumento che esiste già in Canada”. Non è vero, perché il soggiorno a punti canadese, elaborato dal team del ministro per l'Immigrazione Jason Kenney dopo aver ascoltato le opinioni di tutte le ong e degli specialisti nei fenomeni dell'immigrazione e della convivenza fra etnie ospitanti e migranti, è un sistema che aiuta l'immigrato a inserirsi positivamente presso la comunità ospitante, apprendendone le leggi, le usanze, la Storia, la cultura e le caratteristiche.


Il welfare canadese funziona come un orologio e chi entra nello Stato si trova davanti un percorso che lo può condurre a una piena integrazione e anche a raggiungere posizioni di grande prestigio e responsabilità. Chi invece fa fatica a comprendere il nuovo tessuto sociale, viene seguito e sostenuto; in particolare i bambini e l'uinità dela famiglia sono in cima al novero delle attenzioni da parte delle Istituzioni. In Italia avviene il contrario e manca completamente un sistema di welfare, sostituito dalla demagogia intollerante, come se i programmi di integrazione togliessero qualcosa alla cittadinanza. Il percorso a punti diventa quindi un micidiale calvario e a ogni “stazione” il migrante si trova a temere di perdere ogni diritto.


Qui da noi tutto è ostile, per lo straniero. Mentre una Direttiva europea fissa a dieci anni il periodo massimo di permanenza in uno Stato per ottenere la cittadinanza, per esempio, da noi i dieci anni devono essere di residenza e le autorità controllano che tale periodo sia trascorso esaminando i certificati storici di residenza, senza tenere conto che per uno straniero, specie se povero, è quasi impossibile avere sempre casa con regolare contratto, lavoro con regolare assunzione, tessera sanitaria ecc. Ma anche nel caso miracoloso che i dieci anni siano dimostrabili, dal momento della domanda, che si può presentare solo allo scadere del decimo anno di residenza, all'accettazione della stessa passano altri quattro anni.


Se si considera che durante il primo anno di permanenza nessuno ottiene la residenza, occorrono minimo 15 anni, in Italia e da nessun altra parte nel mondo, per avere la cittadinanza. Per non parlare del permesso di soggiorno, il cui rinnovo è sempre una tappa tragica per l'immigrato. Basta perdere il lavoro o non riuscire a trovare casa con affitto regolare (per gli stranieri l'abitabilità è quasi una chimera e i requisiti richiesti scoraggiano i proprietari dall'affittare loro gli appartamenti) per diventare in un amen “clandestini” e quindi, in basa alla Legge 194, criminali, soggetti a retate, arresto, detenzione fino a sei mesi nei Cie (carceri-lager per immigrati) ed espulsione. Ma torniamo ai “punti”, che in Italia sono veri e propri “punti-vita”, come nei giochi di ruolo e nei videogame.


Qualcuno spieghi in base a quale criterio il migrante può essere punito in misura gravissima (l'espulsione lo condurrà in un Paese da cui è già fuggito, quasi sempre a causa di un'emergenza umanitaria; contemporaneamente, i suoi familiari resteranno soli in Italia, esposti a qualsiasi pericolo) in base a un regolamento che non dovrebbe avere valore giuridico? Per punire le colpe ci sono già le leggi dello Stato e i tribunali: togliere ulteriori “punti-vita” diventa una condanna la cui natura sfugge al buon senso, una condanna senza diritto alla difesa e senza giudice. Inoltre, mettere nelle mani di insegnanti di lingue (magari leghisti), vigili urbani, forza pubblica e chissà chi altri il destino di uomini, donne e bambini è una grave violazione della Costituzione e delle Carte sui diritti fondamentali.



Ma vi è una cosa che va ripetuta e sottolineata mille volte: chi viene punito fino a ritrovarsi a zero punti, viene espulso e il provvedimento colpisce anche i figli (che restano senza sostegno o sono costretti a tornare in Paesi dove esiste crisi), la moglie (o il marito), le persone per cui lo straniero lavora (si pensi a una badante). Quando mogli e figli restano in Italia da soli, rimangono loro la prostituzione o la schiavitù per sopravvivere. A questo proposito, i casi di donne costrette a “prestazioni speciali” in cambio di assunzione (o di una casa con regolare contratto di affitto) sono ormai la regola, visto che il permesso di soggiorno è diventato vitale. La legislazione e i provvedimenti riguardanti l'immigrazione in Italia sono folli.


Il soggiorno a punti è solo l'ultima sadica e scriteriata invenzione di un potere xenofobo, dettato nelle sue linee da puro odio razziale e da cancellare, prima che qualcuno, irresponsabilmente, lo prenda a modello fuori dall'Italia. La legge 194 sull'immigrazione sta producendo a propria volta effetti devastanti; persone lungosoggiornanti -protette da una Direttiva europea contro la discriminazione - vengono imprigionate nei terribili Cie ed espulse se perdono il permesso di soggiorno, magari dopo vent'anni che vivono qui (è successo). Certo, un giorno l'Italia si vergognerà di ciò che ora accade, ma sarebbe tempo di vergognarsi e fare qualcosa adesso, avvalendosi, per creare leggi giuste e rispettose della dignità e della vita di tutti, del patrimonio di esperienza di cui dispongono gli specialisti nel campo dei Diritti Umani, gli studiosi dell'immigrazione, del razzismo e dei fenomeni persecutori, nonché gli operatori umanitari.




Friday, May 21, 2010, di Alfred Breitman

Permesso di soggiorno a punti: approvata l'ultima follia xenofoba
da everyonegroup

domenica 9 maggio 2010

Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo


Anna Maria Rivera

Regole e roghi.
Metamorfosi del razzismo


Edizioni Dedalo 2009


Con un saggio introduttivo dal titolo significativo “ Il razzismo nell’epoca della sua riproducibilità mediatica” e una raccolta di articoli pubblicai in quotidiani e riviste dal 1999 al 2009, Anna Maria Rivera descrive la metamorfosi del razzismo in Italia, cresciuto grazie a un razzismo istituzionale, rafforzato e veicolato dal sistema mediatico, che ha alimentato e alimenta la xenofobia popolare e se ne serve per legittimarsi e ottenere consenso.
(Isabella Peretti)

SINTESI PER PUNTI


1. Nel passaggio dal governo di centro-sinistra a quello del centro-destra (2008) si è realizzata la saldatura temibile e terribile tra razzismo istituzionale e razzismo popolare – il secondo incrementato anziché frenato dal primo – con il concorso dei mass media e della Lega, quale uno dei principali imprenditori politici del razzismo.

1a. Quei mass media che fin dagli anni 80 e 90 costruivano, attraverso un’ informazione spesso stereotipata e rozza, il crescere allarmistico dell’emergenza immigrazione, usando espressioni quali: marea montante, invasione, ecc; con la prima guerra del Golfo gli stessi iniziavano la catena di equazioni immigrato-musulmano-arabo-terrorista ; proseguivano poi con la campagna contro gli albanesi; generalizzavano la colpa del padre omicida di Hina Salem all’intera collettività musulmana. L’uso dei fatti di cronaca, selezionati, gerarchizzati, drammatizzati, reiterati, fino a definire un genere, per costruire artificiosamente delle emergenze che minacciano la nostra sicurezza, è stato reso possibile dalla mediatizzazione dello spazio pubblico, in particolare in Italia dove si configura come un nuovo sistema istituzionale informale.

1.b. Quella Lega Nord che esercita una sorta di pedagogia razzista di massa e al contempo influenza e informa le politiche istituzionali e normative. Recupera l’ armamentario nazista (il mito del sangue e del suolo, il mito celtico e l’integralismo cattolico). Il leghismo è quindi da rubricare sotto la categoria di estrema destra. La Lega favorisce il fatto che l’estendersi della xenofobia sia il corollario ineluttabile della crisi economica. Padroni a casa nostra, uno slogan che esprime non solo ignoranza, pregiudizio, paura propri della comunità razzista, ma frustrazione e rancori di fronte alle trasformazioni sociali, una socializzazione del rancore indirizzato verso l’intruso Questo spiega più della paura il carattere barbarico delle norme che rendono invivibile la vita degli immigrati, gli episodi di indifferenza verso la loro morte e le loro sofferenze. Un altro falso slogan: Aiutiamoli a casa loro. In generale il disagio o il senso di colpa di fronte a marginalità verso le quali non c’è più alcuna solidarietà, si traducono nel desiderio di allontanarle o eliminarle, che siano immigrati o clochard o rom. Ma non solo.

1.c. Razzismo rispettabile o razzismo democratico. Al saldarsi di razzismo istituzionale e razzismo popolare hanno concorso e concorrono gli apprendisti stregoni del centrosinistra, che trastullandosi con il paradigma sicuritario hanno spalancato le porte dell’inferno del razzismo istituzional-popolare, hanno evocato mostri che oggi non solo minacciano di rendere l’Italia un paese strutturalmente razzista, ma anche di divorarne la democrazia. Hanno contribuito a tutto ciò i Patti per la sicurezza, le delibere locali anti-rom (abbattimento dei campi, deportazioni, campi lager,ecc), i decreti antilavavetri, ecc. , il disegno di legge del Governo Prodi Limitazioni al diritto di ingresso e soggiorno per motivi di ordine pubblico. Secondo il Ministro degli Interni Giuliano Amato le misure securitarie sarebbero servite a bloccare l’intolleranza tra la gente comune, secondo il principio dell’omeopatia, somministrare qualche buona dose di razzismo istituzionale servirebbe a prevenire il razzismo ordinario.

2. Entrambi gli schieramenti politici, pur con molte differenze, affrontano l’immigrazione come oggetto di un diritto speciale, di norme eccezionali rispetto al diritto costituzionale e al diritto internazionale sui diritti umani. 15 milioni di residenti-non-cittadini nell’Unione Europea sono privati del diritto alla libera circolazione, dei diritti politici (voto), spesso dei diritti sociali e del diritto ad un eguale trattamento in fatto di giustizia ( la grave discriminazione della doppia pena, al carcere e all’espulsione. Il trattenimento nei Cpt, cioè la detenzione e la privazione della libertà solo per infrazioni amministrative ecc.).
Inoltre in Italia il 60% degli stranieri detenuti è in attesa di giudizio, perché non hanno un’alternativa al carcere in attesa del processo. Lo straniero viene associato all’idea del disordine e della devianza: l’80% della spesa per l’immigrazione è destinato alla sua repressione (contrasto ingressi illegali, CIE,espulsioni, respingimenti) e solo il 20% alle politiche di integrazione. L’introduzione del reato di clandestinità e la clandestinità come aggravante di altri reati (aumento delle pene fino a un terzo), si propone di sanzionare non solo il reato ma anche lo status di chi l’ha commesso. Il marchio di clandestino per deumanizzare, la clandestinità come categoria ontologica
Anche il centro sinistra ha distinto e distingue tra immigrati irregolari e regolari, mentre sa benissimo che sono le norme a produrre l’illegalità. Il 95% degli immigrati ora regolari erano immigrati irregolari, che si sono trattenuti oltre lo scadere del permesso turistico, hanno usufruito delle sanatorie, dei decreti flussi, ecc .
E’ in atto una sorta di perversione della democrazia, una democrazia che si fa ostacolo all’uguaglianza per ottenere il consenso, per compiacere l’elettorato

3. Razza: tutte le razze sono inventate, per indicare gruppi che sarebbero differenti per essenza e definitivamente; le differenze culturali vengono tradotte in differenze naturali. La metafora naturalistica e la gerarchia tra razze che ne consegue possono essere adottate per chiunque: donne, omosessuali,ecc. E’ il razzismo che ha creato le razze (cfr.il caso degli ebrei). Il razzismo è una relazione di dominio basata sulla naturalizzazione dei dominati, il sessismo è la forma di naturalizzazione del sociale più condivisa e meno messa in discussione: la naturalizzazione delle donne in quanto subalterne e la neutralizzazione della visione androcentrica. Il femminismo critica il nesso tra razzismo e sessismo e quindi critica il falso universalismo del modello liberale, fondato su una monocultura bianca, maschile,occidentale. E si oppone a certe tendenze, presenti nello stesso femminismo, che individuano quale soluzione l’estensione del modello liberale a tutte, native e migranti. Sessismo e razzismo: ma la libertà femminile si può imporre? Il principio della laicità può essere affermato al costo di quello della libertà individuale?
Il razzismo –sessismo attribuisce alla componente maschile dell’immigrazione il monopolio della violenza sessista e alla componente femminile la prerogativa della sottomissione. Il razzismo si nutre ancora degli stereotipi dell’orientalismo (Edward Said); si assolve la società dei bianchi dal sessismo facendone un fenomeno esotico.
L’ emergenza stupri realizzati da stranieri: si ricollega a un tema classico del razzismo, il topos dell’Altro come minaccia alle nostre donne, la sua sessualità incontenibile e bestiale; la reazione popolare è furibonda quando si presume che il violentatore sia straniero. Tipico il fatto che a gridare allo stupratore alieno sia la Lega Nord, quella del celodurismo e della proprietà dei maschi bianchi delle proprie donne (da qui anche l’idea delle ronde).
L’incapacità di accettare la nostra ambiguità e ambivalenza: il razzismo scioglie l’ambivalenza proiettandone il lato oscuro o inaccettato in un capro espiatorio che ha il volto dello straniero o dell’estraneo. Il nostro cattivo passato che torna e rigurgita, un passato fascista e coloniale non rielaborato e trasceso, il nostro passato di emigranti che rifiutiamo, pronti a umiliare gli altri, siano meridionali o stranieri; la debolezza del nostro senso civico, la rapidità dell’aumento dell’immigrazione hanno contribuito alla crescita del razzismo in Italia.
La perdita del senso di comunità locale viene spesso rimpiazzata e compensata dalla costruzione di una comunità razzista

Modelli di integrazione divergenti hanno prodotto comunque processi di esclusione, sia il modello universalista francese sia la multiculturalità anglosassone, che ha prodotto ghettizzazione sociale e territoriale . Il multiculturalismo normativo è diverso da un modello descrittivo, cioè il pluralismo culturale. La retorica universalista Occidentale (democrazia contro teocrazia) si presenta oggi come una nuova maschera del dominio. Il femminismo sottopone a critica tutte le tradizioni, compresa quella occidentale. No al femminismo. Etnocentrico. L’ Utopia di un universale policentrico e transculturale.


donne contro il razzismo

domenica 2 maggio 2010

Corso di lingua Swahili



organizzato da NAeMI - forum di donne Native e Migranti
Il corso è a livello di base ed è tenuto da Vivianne, insegnante
di madrelingua swahili.

Lo swahili o kiswahili (pronuncia suaili, chisuaili) è una lingua bantu e fa parte
della famiglia delle lingue niger-kordofaniane, ampiamente diffuse nell’Africa
Orientale. Lo swahili è parlato in gran parte dell’Africa subsahariana.
In Tanzania, Kenia, Uganda,Rwanda, Burundi,Congo (RDC), parte dell Somalia,
parte del Mozambico,parte del Malawi, parte dello Zambia, parte del Madagascar
e in alcune isole dell’Oceano Indiano (Zanzibar).
E’ la prima lingia per 5 milioni di persone e la seconda per più di 50 milioni. il
nome Swahili deriva dall’arabo e significa “lingua delle coste”.

il corso comprende due lezioni a
settimana per un totale di 12 lezioni
Numero minimo di partecipanti: 10

Sede: Casa delle Donne
Viale dell’Università
exLiceo Musicale
“Tito Schipa” Lecce

IL CORSO INIZIA L’11 MAGGIO 2010
ORARIO: dalle 19 alle 20,30